L’acqua depurata non diventa acqua potabile, ma acqua disponibile per rientrare a far parte degli ecosistemi in maniera sana. Ciò che avviene all’interno del depuratore altro non è che un’accelerazione di quello che la natura farebbe da sola, in tempi molto lunghi: diluire e digerire le sostanze immesse nell’ambiente. I batteri decompositori, naturalmente presenti in natura, nei depuratori vengono “allevati” in colonie (fiocchi) che vengono mantenute attive grazie ad una accurata ossigenazione.
I passaggi del procedimento sono i seguenti.
Trattamenti primari: i passaggi di grigliatura, dissabbiatura, disoleatura e sedimentazione primaria variano in funzione della qualità delle acque che arrivano al depuratore. Si tratta di processi meccanici, che hanno principalmente la funzione di evitare che materiale grossolano vada ad accumularsi, ostruendo il passaggio dell’acqua.
Trattamenti secondari: in questa fase avviene l’ossidazione biologica attraverso la quale le colonie di batteri necessarie alla decomposizione e digestione dei liquami, vengono allevate e nutrite, per poter entrare in azione.
Sedimentazione secondaria: i batteri hanno terminato il loro lavoro. Essendo più pesanti dell’acqua, in condizione i quiete, si depositano sul fondo della vasca. L’acqua pulita rimane in superficie, quasi pronta per tornare in natura.
Trattamenti terziari: sono trattamenti speciali per abbattere il contenuto di quelle sostanze che non vengono eliminate durante i trattamenti primari e secondari, non sempre sono necessari, dipende dalla qualità delle acque reflue convogliate al depuratore (ad esempio scarichi industriali o scarichi civili).
Linea dei fanghi: qui vengono disidratati i fanghi esausti. L’acqua recuperata con la disidratazione viene ricondotta ai trattamenti secondari, per ricominciare il percorso di depurazione. Dove possibile, i fanghi vengono convogliati ad un biodigestore.
La produzione di biogas è una conseguenza naturale del processo di digestione anaerobica conseguente alla fermentazione dei fanghi. I batteri che si “cibano” degli inquinanti presenti nei fanghi lavorano più velocemente se i fanghi sono caldi. Per questo, il biogas viene utilizzato per alimentare una caldaia che scalda i fanghi all’interno del digestore.