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Agosto 2022

 

“Progetto Diga” è un’iniziativa di cooperazione e aiuto alle popolazioni più povere dello Zimbabwe sponsorizzata da anni da CADF.

Un progetto sviluppato per conto della ONLUS Associazione Sanitaria Internazionale di Roma, da una rete di partners, tra i quali anche alcuni dipendenti CADF, ora pensionati, e riguarda l’approvvigionamento idrico dell’ospedale missionario St. Albert’s, nel distretto di Centinary, a circa 200 km a nord della capitale Harare.

L’ospedale è incardinato nel servizio sanitario nazionale, ha una capienza di 140 posti letto e serve una popolazione di circa 150.000 abitanti, garantendo una gamma di servizi su un territorio vastissimo che lo rendono simile ad una nostra USL.

Il centro abitato di St. Albert’s è una “cittadella dei servizi” che, facendo perno sulla struttura organizzativa ospedaliera e parrocchiale, integrata da alcune strutture governative, comprende una scuola infermieristica, un orfanotrofio, una scuola nido-materna, una scuola primaria ed una secondaria con corsi di avviamento professionale.

Il consultorio ospedaliero coordina 11 poliambulatori sparsi sul territorio e segue circa 500 bambini in adozione a distanza.

Considerando tutto il personale di servizio (degenze, infermieristico, scolastico, religioso, ecc.) e i relativi familiari residenti in loco, la “cittadella dei servizi” ospita almeno 2.500 persone.

La sussistenza alimentare di tutti è in gran parte garantita da un’azienda agricola di proprietà dell’ospedale di circa 30 ettari coltivati a mais e ortaggi con allevamenti di maiali, anatre, polli e conigli e c’è anche un piccolo allevamento ittico: tutte attività estremamente “idrovore”.

Fin dal 2006, anno di avvio del “Progetto Diga”, fu chiaro che uno dei principali fattori di sopravvivenza di tutta la popolazione e della struttura ospedaliera fosse un adeguato approvvigionamento idrico. Per questo motivo si avviò un programma di potenziamento delle insufficienti infrastrutture esistenti, comprendente una diga (da cui il nome del progetto), un potabilizzatore, il rinnovo di 11 pozzi ed il rifacimento del fatiscente impianto elettrico dell’ospedale.

CADF sponsorizzò da subito, sia economicamente che favorendo l’invio del proprio personale (che comunque lavorava al progetto durante i propri periodi di ferie) e di materiali di magazzino.

L’attività però venne sospesa nel 2018 per l’insorgenza di un’epidemia di Ebola nei Paesi confinanti, per la delicatezza della situazione socio-politica che vide la transizione del potere dallo storico dittatore Mugabe al nuovo capo di governo Mnangagwa, e infine a causa della pandemia Covid 19. Il progetto a quel tempo aveva già pressochè risolto il problema dell’approvvigionamento idrico ma aveva dovuto lasciare i lavori per il rifacimento dell’impianto elettrico in una fase iniziale di esecuzione.

Nella primavera di quest’anno, considerando superate le principali difficoltà degli ultimi anni, si è ricominciato a riattivare il progetto, per portare a termine i lavori iniziati.

Nel riaffacciarsi al progetto si deve necessariamente prendere atto dei numerosi e sostanziali cambiamenti che sono avvenuti, a livello globale, non solo locale: i cambiamenti climatici che stanno accelerando i loro effetti, la siccità, la guerra in Ucraina e l’andamento dei mercati internazionali. Fattori, che se in Italia hanno un certo peso sulla nostra vita e sulla nostra quotidianità, in Paesi poveri come lo Zimbabwe assumono una immediatezza ed una concretezza in breve di dimensioni devastanti.

La moneta zimbabwese da gennaio si è svalutata del 190%, i prezzi dei prodotti agricoli e soprattutto delle sementi sono schizzati alle stelle, cominciano a mancare beni tecnologici sugli scaffali dei già poco numerosi negozi.

In questo contesto, l’ospedale di St. Albert’s deve contare sempre più sull’autosufficienza alimentare, tecnologica ed energetica.

Al di là del completamento di quanto ancora non ultimato, anche il Progetto Diga sta subendo una revisione, con un grande rilancio del progetto stesso, diventando gli obiettivi sempre più cruciali per la sopravvivenza della struttura ospedaliera e della comunità che ruota attorno ad essa.

In primo luogo andranno revisionati e rimessi in efficienza tutti gli impianti di approvvigionamento idrico e messa in atto una attenta programmazione dell’uso dell’acqua, perché anche l’acqua di un lago può esaurirsi troppo presto e l’energia elettrica, può essere erogata con discontinuità e comportare bollette salatissime.

Il tessuto imprenditoriale tecnologico locale mai realmente sviluppato, e negli ultimi anni ulteriormente impoverito, così come la sempre maggiore difficoltà di spedizioni e sdoganamenti di materiali di ricambio dall’estero, impongono una crescita della capacità manutentiva interna e la creazione di figure tecniche locali di gestione delle attrezzature e degli impianti dell’ospedale.

La prossima missione, che è già stata programmata dal 29/09 al 15/10 di quest’anno, sarà finalizzata ad acquisire il quadro generale della situazione e a progettare le future attività per rispondere nel miglior modo a tutte le problematiche esistenti.

Proprio per far fronte a un quadro così complesso, è stato creato uno staff di tecnici numeroso e interdisciplinare, attingendo all’organico dell’Associazione Ingegneri Volontari di Verona (A.I.V.), una ONG che si è associata con A.S.I. ed ha reso disponibili due ingegneri ambientali/energetici, un idraulico, un ingegnere clinico ed un agronomo, a cui si aggiunge, in funzione di coordinatore generale, l’ingegnere di CADF che ha avviato il progetto nel 2006. CADF ha sponsorizzato l’iniziativa con l’assegnazione di un contributo ad A.S.I. di € 6.000, a copertura delle spese di missione.

 

Continueranno gli aggiornamenti direttamente dal campo e seguiremo nei prossimi mesi l’evolversi del progetto, che rappresenta un atto di solidarietà e di impegno civile nei confronti di popolazioni, che ancor di più in questo periodo storico, stanno subendo gli effetti della crisi economica, sociale e ambientale che ci accomuna tutti, ma che su alcuni sono dirompenti e devastanti, di una gravità assoluta, che mette a rischio la sopravvivenza stessa di queste comunità.

 

 

 

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Elenco partecipanti:

Giovanni Martelli – Ing. senior

Alberto Serena – Ing. idraulico

Letizia Gelli – Ing. ambientale

Serena Soresi – Ing. ambientale

Valeria Baronti – Ing. clinico

Matteo Munari – Dott. agronomo

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Elenco attività

  1. Rilievo batimetrico del lago, calcolo del massimo invaso in mc, installazione di idrometro per la determinazione dell’invaso disponibile in relazione al livello di riempimento.
  2. Censimento e verifica della funzionalità dei pozzi e della portata di ciascuno.
  3. Ricalcolo del fabbisogno idrico per il consumo umano e sanitario.
  4. Rilievo plano-altimetrico dell’azienda agricola, censimento delle colture in atto e verifica dell’estendimento degli impianti di irrigazione esistenti.
  5. Verifica dello stato di manutenzione di tutte le apparecchiature elettroidrauliche.
  6. Continuazione dei lavori di rifacimento dell’impianto elettrico generale dell’ospedale.
  7. Predisposizione di un progetto per la produzione dell’energia elettrica da fotovoltaico.
  8. Rilievo di tutte le apparecchiature medicali e logistiche dell’ospedale, pianificazione della loro manutenzione e programma di adeguamento/miglioramento.
  9. Predisposizione di un programma manutentivo generale da attuarsi con personale interno riqualificato e/o con ricorso ad operatori esterni (contratti di manutenzione).
  10. Definizione di un percorso di scouting e formazione di un gruppo di addetti interni alla manutenzione.

NOTE

Le attività da 1 a 4 sono finalizzate a definire un programma per il più razionale utilizzo delle risorse idriche in funzione dell’andamento climatico (non sempre piove a sufficienza da riempire completamente il lago) suddividendole tra le varie necessità.

L’attività 7 è finalizzata alla riduzione delle spese della bolletta elettrica e per garantire la continuità del servizio senza il ricorso dei gruppi elettrogeni (altissimi costi del carburante).

Le attività da 8 a 10 sono finalizzate a strutturare un adeguato mantenimento in servizio delle apparecchiature e degli impianti individuando le possibili risorse di riferimento

Si verificherà se quest’ultimo obiettivo si possa più facilmente perseguire creando un consorzio fra più ospedali missionari presenti in area.